La lentezza non è proprio il mio stile. Sono una donna dinamica per natura, produttiva energica e sempre molto indaffarata ad incastrare ogni sorta di attività nelle mie giornate.

Ho una vita che si divide tra il lavoro, le passioni, i figli e gli amici e che non può fare a meno di tenere conto delle mansioni davvero necessarie: come la spesa, il bucato le pulizie. Ho una tale quantità di libri che vorrei leggere, film e serie tv che vorrei guardare, eventi  e mostre a cui vorrei partecipare che mi servirebbero almeno due vite.  L’algoritmo della mia vita è composto dall’incrocio frenetico di  due agende: una cartacea e una digitale.

Questo scenario ovviamente non appartiene soltanto a me. Molti dei mie i amici e delle persone che conosco, però, hanno trovato un modo più o meno creativo per ritagliarsi del tempo al di fuori di questa corsa quotidiana, trovando uno spazio di pacifica calma in cui rientrare in contatto con se stessi.

Una delle mie migliori amiche  è una meravigliosa insegnante di yoga e frequentare il suo salotto mi ha fatto spesso condividere ottime bottiglie di vino, gioiosi pasti ma anche tappetini, incensi e campane tibetane. Sono molto aperta a provare esperienze nuove che abbiano a che fare con la crescita personale, con l’introspezione, lo sviluppo e l’evoluzione ma rimango sempre molto irrequieta dentro queste esperienze che invece di calmarmi mi fanno spesso innervosire.

Avete presente la scena della meditazione nel film Mangia prega ama con Julia Roberts?

Quanti di voi hanno il mio stesso problema a coltivare la calma e la tranquillità per mezzo della concentrazione mentale?

Forse è solo che cerchiamo la pace interiore, la calma e il rallentamento del tempo in un luogo che non è adatto a noi?

Pace interiore io mi ti mangio

La pace interiore è necessaria per darci riposo dalle fatiche della vita, per avere un luogo in cui considerare quello che abbiamo e riconnetterci con i valori che contano davvero. Rallentare il ritmo può essere utile a volgere lo sguardo verso l’interno, a noi stessi ai nostri bisogni e desideri.

Come fare allora? Trovo che quando non si hanno le risposte, bisogna semplicemente continuare a porsi le domande anche se questo significa, a volte, stare sul confine. Non prendere una decisione, non muovere un prossimo ulteriore passo, ma attendere che nell’osservazione, rimanendo flessibili e aperti il nostro corpo e la nostra mente ad un certo punto riconoscano naturalmente il luogo e il tempo in cui la pace interiore arriva.

Wu Wei

In questo mio stare ferma sul confine, permeata dallo scetticismo di trovare una forma di meditazione adatta al mio spirito in perenne movimento, mi sono imbattuta in un interessante articolo sul concetto orientale di Wu Wei, che mi ha davvero rapita.

Il Wu Wei non promuove l’inattività, ma insegna a fare le cose spontaneamente e naturalmente, senza farci sopraffare dalle preoccupazioni che ci inchiodano su percorsi forzati. Questo concetto non implica la pigrizia, la passività o evitare di agire.  Quando l’individuo onora veramente la propria natura e i propri doni l’azione diventa senza sforzo, in questo senso “non-azione”.

Wu Wei significa quindi essere se stessi, esprimere la natura più profonda della propria identità, partecipare del fluire dinamico della Natura, in una parola essere spontanei.

Il Wu Wei è l’accadere di un momento perfetto in pieno accordo con il nostro essere e io riesco a sentirmi davvero così solo quando sono con i cavalli.

Stare in mezzo a loro mi consente di essere pienamente in accordo con il mio spirito. I cavalli, come gli animali in genere, sono veri maestri di Wu Wei perché sono capaci di vivere il momento presente preoccupandosi solo di quello che accade un istante dopo l’altro con genuina naturalezza.

Mi capita di entrare in paddock e sedermi sulla collinetta ad osservare i loro movimenti. Di percepire l’odore delle piante che con i denti strappano dal suolo, sentire il ronzio di un insetto che mi vola accanto e ho la percezione che il battito del mio cuore possa rallentare e che la mente possa finalmente, senza sforzo, svuotarsi da ogni pensiero.

Ecco il mio Wu Wei, il mio momento di meditazione accade ogni volta mentre sono con loro e mi abbandono alle sensazioni che quella lentezza mi regala.

“ Nelle ore passate con il branco, i cavalli mi portano nel silenzio. E nell’unione che nasce, cresce e mette radici anche nel non-fare.

Nell’essere e basta. Nella sola presenza.

Prima di incontrarli, io non sapevo cosa significasse “essere”.

Ho sempre pensato di “non essere abbastanza”.

Così facevo,

facevo,

facevo.

Amavo facendo.

Ho impiegato anni a capirlo.

L’amore è un altra cosa. Questo si, l’avevo intuito. Ma non sapevo che cosa.

Non lo so nemmeno, adesso, per la verità.

Perché l’amore è un equilibrio sempre mutante tra il fare e il non fare. E di quell’”unione che è, senza fare”, io non ne so quasi niente.

Di quell’amore che dice”io ti amo perché tu semplicemente sei” io ho perso memoria.

Ed è solo con i miei cavalli, come un guizzo veloce e già perduto, che io lo sto imparando.”

Il potere segreto dei cavalli  di Alessia Giovannini

C’è un posto sulla collinetta, accanto a me, se hai voglia di osservare, di sperimentare, di continuare a farti domande, di trovare il giusto accordo per rallentare il tuo respiro mentre l’aria sa di cavalli e di fieno.