Qualche  settimana fa mi è capitato di leggere un interessante articolo su Linkedin  che raccontava come Mercedes Benz Italia abbia deciso di eliminare la timbratura del badge aziendale, di introdurre lo smart working e iniziative di coinvolgimento delle persone. Questo articolo parlava di come, dando fiducia alle persone, coinvolgendole e motivandole, si possano raggiungere gli obiettivi e far crescere la produttività.

Mi ha sopratutto colpito che questo articolo riguardasse proprio un’azienda automobilistica perché diverso tempo fa avevo letto qualcosa di simile nella prefazione al libro “Join-up, La saggezza del cavallo per l’uomo” di Monty Roberts di Clive Warrillow, presidente della Volkswagen. Questo breve scritto sottolineava che spesso nel mondo delle aziende si compie l’errore di mettere le persone in scatole, limitando le loro abilità e la loro creatività invece che trovare il mezzo per cambiare il modo in cui le persone vedono se stesse, come vedono il loro impiego e come lavorano individualmente in una squadra.

La saggezza del cavallo per l’uomo

Dopo tantissimi anni dedicati a osservare e studiare i cavalli nei prati selvatici del deserto, negli allevamenti e nelle piste da corsa, Monty Robert ha decifrato e collegato significati ai movimenti e ai gesti non verbali dei cavalli.

Ha dedicato perciò la sua vita a insegnare questo linguaggio silenzioso, nominato “Equus”, ad altre persone e a esplorare i vari modi in cui potremo utilizzarlo per capire meglio i cavalli e noi stessi.

Il suo lavoro ci invita a costruire fiducia e a migliorare la cooperazione e la collaborazione, applicando una comunicazione onesta e aperta.

Molte organizzazioni come General Motors, Ibm, Disney e Merrill Lynch sono attente, anzi attentissime, alle metodologie e alla filosofia che Monty offre, tanto che questo straordinario personaggio ha già lavorato con più di 250 aziende che sono state in grado di raccogliere benefici da un aumento di quello che viene definito horse sense: una capacità di comunicare solida, intuitiva e coscienziosa.

Nel mio personale viaggio di studi attraverso il mondo della formazione aziendale e coaching mediato dal cavallo ho avuto diverse occasioni di imbattermi nel suo lavoro e di leggere i suoi libri e devo dire che, pur considerando alcuni suoi approcci superati, condivido pienamente i suoi principi legati alla non violenza e alla fiducia. 

In un’ intervista a Maria Seddio, Monty Roberts racconta di come le imprese sono sempre alla ricerca di nuovi modi per aumentare la motivazione degli impiegati: legano ricompense alla produttività, elencano le core competencies eccetera, ma spesso non hanno una minima idea di quello che può funzionare veramente per la gente, come possono generare entusiasmo e la capacità di condividere obiettivi.

È essenziale capire le preoccupazioni dei dipendenti, raggiungerli dove sono, per alleviare qualsiasi turbamento essi provino, costruendo per loro un ambiente sicuro, nel senso ampio del termine. Sotto questo profilo, non c’è molta differenza fra la gente e i cavalli.

I cavalli infatti si preoccupano in primis del benessere del branco che è garanzia di sopravvivenza in termini di accaparramento di risorse, ma sopratutto in termini sicurezza emozionale.

Dobbiamo creare degli ambienti di lavoro “sicuri”, dove la gente possa imparare a condividere pensieri e opinioni, dove possa alzare il livello delle proprie speranze e aspettative.

Fiducia: la prima risorsa

Molte imprese sono in mezzo a una transizione culturale: capiscono che il vecchio command and control come modo di dirigere non è più efficace (se pure lo è mai stato), eppure non sanno indicare chiaramente la strada del futuro.

Spesso sanno usare le parole di circostanza, tutti i vocaboli giusti, quelli che vanno di moda al momento: teamwork, collaboration, intellectual capital eccetera, ma le loro azioni sono contraddittorie rispetto ai valori enunciati e le parole usate quindi i dipendenti diventano cinici e disincantati.

“Si può condurre un cavallo all’acqua ma non si può costringerlo a bere”Anonimo

Numerose ricerche, da Murphy & Cooper a Lindstrom, Shrey, Ahoen & Kaleva, dimostrano che un saldo rapporto di fiducia tra manager e impiegati è determinante per creare ambienti di lavoro ottimali ed alti livelli di performance aumentando la produttività e diminuendo i costi. (Il benessere il clima e la cultura delle organizzazioni: significati ed evoluzioni in letteratura – Indagine sul benessere organizzativo nel CNR – Marzo 2012)

La direzione intrapresa da Mercedes Benz, raccontata da Daniela Palliotta, direttore delle risorse umane, è una strada tortuosa di rottura dei paradigmi conosciuti, che passa necessariamente attraverso la fiducia nei confronti delle persone. 

Poiché  la prevedibilità e  la routine nell’ambiente di lavoro sono importanti per le persone perché danno sicurezza e stabilità, uno dei compiti più importanti che oggi ha un manager è quello di favorire un ambiente in cui il cambiamento avvenga senza perdita di produttività. Cioè raggiungibile quando le persone sono desiderose di cambiare. Ottenere la disponibilità al cambiamento funziona, perciò da catalizzatore in questo processo e può avvenire soltanto quando si ha lavorato sulla fiducia.

La fiducia dovrebbe fluire attraverso tutti i cammini della vita. L’alto livello di cooperazione può, se facciamo nostri questi principi, migliorare la qualità della vita. La fiducia si emana estendendo i suoi benefici alle persone che si stanno intorno, a cerchi concentrici come l’ondulazione dell’acqua di uno stagno nel quale si è gettata una pietra.

“Se potessi prendere tutti i dirigenti d’azienda e farli lavorare in un tondino con un cavallo, la loro comprensione del concetto di fiducia ne uscirebbe rafforzata a tal punto che tornerebbero in azienda con una sicurezza tutta nuova. E darebbero maggiore importanza a ciò che accade nelle vite dei loro colleghi, sia sul posto di lavoro, sia fuori.” Monty Roberts

Il cavallo può dirci molto sul nostro modo di dare e chiedere fiducia e sul nostro stile di leadership; forse per questo gli inglesi quando vogliono dire che abbiamo chiarezza di una cosa, o che siamo sicuri di avere l’informazione giusta o corretta, dicono: “straight from the horse’s mouth” (direttamente dalla bocca del cavallo).

Cosa vuol dire essere un leader che da e riceve fiducia

 

La definizione di leader che mi piace di più è quella che ci fornisce Andrea Montagnani (Fondatore e Formatore nazionale della Scuola di Relazione Etica con il Cavallo. Presidente Equiluna) nel suo libro “La relazione etica con il cavallo”. 

Ovviamente questa definizione riguarda il leader di un branco di cavalli ma credo offra davvero spunti interessanti anche all’uomo. Nel branco il leader, per essere tale, deve venire accreditato come guida dal resto del gruppo e questo può accadere soltanto se è coerente, competente, calmo e rassicurante.

In natura il capobranco non viene selezionato dopo un faticoso processo di raccolta, descrizione e quantificazione di informazioni sulla prestazione degli individui ma deve essere identificato dal gruppo perché mostra talenti e capacità di coordinamento, smorzando le tensioni tra gli altri membri, proteggendo la famiglia, istruendo le attività per organizzare la squadra senza grossi fastidi, educando alla calma e all’occorrenza rassicurando i compagni. 

Non si tratta di una posizione privilegiata: chi viene eletto a questo ruolo molto oneroso deve essere sempre attento, presente ed è tenuto ad impegnarsi continuamente per il gruppo, senza potersi permettere di mollare. Essere un leader, in un branco di cavalli, significa diventare base sicura per i puledri, dimostrare coerenza, equità giustizia e protezione degli affiliati. Nulla a che vedere con la figura di un capo che si limita ad impartire ordini prevaricando gli altri pensando prima a se stesso; un tipo del genere sarebbe ben presto allontanato dal gruppo. Un leader non è capace di pensarsi senza gli altri affiliati; ciascuno ha il proprio ruolo, identificato dal proprio peculiare talento e in quell’ambito gli viene accordata la massima fiducia.

Solo in un contesto del genere si può  innovare ed essere competitivi, assicurandosi in prima istanza che tutta la squadra partecipi con interesse ed ingaggio personale allo sviluppo e al cambiamento poiché le motivazioni sono imperativi del processo di apprendimento e crescita.